mercoledì 17 novembre 2010

Magliano vota per il referendum per passare in Umbria. "Anche gli altri sabini facciano lo stesso"

Foto di Andrea Ballanti
Rinnovamento democratico contesta la "tempistica" della proposta: si rischia di perder di vista la lotta in difesa del "Marzio Marini"

"Volete che il territorio del Comune di Magliano Sabina sia separato dalla Regione Lazio per entrar a far parte integralmente nelle Regione Umbria?". E' questo il quesito referendario per abbandonare la regione che il consiglio comunale di Magliano Sabina ha approvato questa sera, nella seduta tenutasi al Teatro Manlio, con voto a maggioranza. L'opposizione di Rinnovamento democratico si è astenuta.
 
L'avvocato Emanuele Vespaziani - con supplente l'avvocato Angela Boncompagni - è stato quindi delegato a presentare la richiesta di referendum popolare alla cancelleria della Corte di Cassazione. La proposta è stata illustrata dal sindaco Alfredo Graziani a partire da un'approfondita e documentata base storica. Magliano Sabina appartiene culturalmente e storicamente all'Umbria. Tornarci sarebbe null'altro che "naturale". L'argomentazione di base - logica - è poi quella che se Magliano sarà costretta a servirsi della sanità ternana, è più corretto paghi l'Irap all'Umbria. «Ci stanno cacciando dal Lazio» ha detto l'assessore Antonello Ruggeri riferendosi al trattamento riservato ai Maglianesi per ospedale ed altro dalla Regione. Ed ha invitato i sindaci che hanno manifestato la loro solidarietà a Magliano ad indire anch'essi un analogo referendum. Anzi, di più, ha esortato il presidente della Provincia Fabio Melilli a dar seguito all'annuncio fatto proprio a Magliano durante il consiglio provinciale straordinario di una possibile "secessione" di tutto il Reatino in Umbria.

La tempistica sull'indizione del referendum non è parsa però "azzeccata" al segretario Pd e consigliere di Rinnovamento Democratico, Francesco Di Basilio. Il rischio è perdere di vista l'obiettivo: difendere l'ospedale. La preoccupazione è come poi coinvolgere Collevecchio, Stimigliano, Fara e gli altri centri della Sabina a difesa del "Marini" se si parla di passare all'Umbria? «Se facciamo una fuga d'avanti da soli - ha osservato - rischiamo di non esser compresi». Meglio sarebbe stato aspettare tanto che per il "Marini" non ci sia - malauguratamente - più nulla da fare (ma Di Basilio ha detto di aver visto uno "spiraglio" nella visita di stamane), quanto coinvolgere tutto il distretto Mirtense e la Provincia di Rieti.
 
Francesco Urbanetti (capogruppo di Rinnovamento democratico) ha sottolineato come nella lotta a difesa dell'ospedale "Marzio Marini" - in particolare alla manifestazione di sabato sulla Flaminia, ma anche al consiglio provinciale e all'assemblea dei sindaci - si sia schierata la Bassa Sabina. Altre perplessità sono state sollevate da Orsini e Pagani, in particolare circa la marginalità che rischierebbe Magliano in Umbria, cui è stato contrapposto dai banchi della maggioranza la constatazione dell'atteggiamento dispotico della Regione Lazio che toglie alle comunità più deboli per dare di più a quelle più forti (chiusura dell'ospedale, chiusura delle scuole, aumento delle tasse). "Sia la comunità a decidere".

L'assessore Antonello Ruggeri ha stigmatizzato le ragioni dei partiti el'opportunismo elettorale che, a suo dire, si nasconderebbero - adesso - nelle esitazioni sul referendum per il passaggio in Umbria. Il cambio di regione prima "piaceva", adesso si è cambiata opinione. Eppure nel consiglio provinciale straordinario il presidente Melilli dichiarò che la situazione era drammatica e che poteva portare a pensare ad un passaggio di tutta la Provincia in Umbria. Adesso Melilli dia seguito a quell'annuncio, se gli veniva davvero dal cuore, ha esortato Ruggeri. «Siamo ad un punto morto: il piano di riordino è lì intatto, non è stato modificato» ha detto Ruggeri. Non esiste - a parere dell'assessore - momento migliore per indire un referendum, il Marini sarà chiuso: i danni riguarderanno Magliano, non solo per la salute ma andranno dal lavoro al valore dei terreni, gli altri cittadini della Sabina subiranno solo il disagio della chiusura dell'ospedale. Di Basilio, nel ricordare che i partiti sono anche in maggioranza: «Non contesto il merito della proposta - ha replicato - contesto la tempistica». Adesso c'è da lottare per il "Marini", si sta ragionando se l'ospedale è salvo e si può ancora salvare, possiamo ancora fare pressione con l'aiuto di Melilli e di sindaci della provincia.

«Questa è una proposta di indizione di referendum - ha concluso Graziani - se la Cassazione indirà un referendum potremo ragionarci. Entro il 30 novembre la Asl darà attuazione al piano, il che comporta la chiusura del Marini. Questa proposta non è uno schiaffo ai comuni che hanno collaborato, ma uno schiaffo a chi vuol chiudere l'ospedale. Mancano 13 giorni, il funzionario regionale mi chiamerà tra 3-4 giorni» E sa già che se il "Marini" non sarà salvo i Maglianesi sono pronti ad andarsene. Se dunque Graziani passerà alla storia come il primo cittadino cui hanno chiuso l'ospedale, la Polverini ci passerà come primo presidente della Regione ad aver perso un pezzo di territorio regionale.

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