«Uccidere l'ospedale significa uccidere un'intera comunità», hanno detto i protagonisti della protesta.
L'iniziativa si è materializzata sotto gli occhi di politici, sindaci e rappresentanti delle forze economiche provinciali che convergevano su Magliano, protagonista stamattina di un'altra azione protesta contro i tagli alla sanità proprio sotto le finestre della Regione a Roma. L'idea è partita nei social network: "Facciamo un flashmob", che è creare un momentaneo assembramento, così all'improvviso, per fare qualcosa di condiviso in pubblico. E l'azione è far capire che senza ospedale, in provincia, si muore. Ma su Facebook - dove gli 'amici' maglianesi si sono scatenati da giorni - c'è anche chi rilancia. «Facciamolo lungo la Flaminia». «Andiamo a Roma e stendiamoci in strada». La miccia ormai è accesa: giù le mani dall'ospedale Marzio Marini, l'ospedale di Magliano, della Bassa Sabina e dell'Autostrada del Sole.
Non è la prima volta che Magliano Sabina è protagonista di mobilitazioni clamorose. Fece notizia nel 1991 un movimento di massa che bloccò la costruzione di una discarica provinciale in una zona attraversata da falde acquifere, ebbero clamore nazionale o moti contadini 1904 quando le donne maglianesi gettavano la cenere negli occhi dei cavalli dei soldati per evitare le cariche. Si è usato il proprio corpo anche oggi pomeriggio, purese i i tempi sono cambiati. Allora fu un passaparola di finestra in finestra, da podere a podere. Oggi un continuo tam tam da Generazione X: email, Facebook, locandine taggate, sms, telefonate. Tutti giù per terra a difendere il “Marzio Marini”.
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