venerdì 8 ottobre 2010

A terra come cadaveri: "Senza ospedale siamo tutti morti". Si sdraia pure il presidente Fabio Melilli

Flash mob contro la chiusura del “Marzio Marini” in occasione della seduta del Consiglio provinciale sul piano sanitario regionale. Manifestazione nata con passaparola via Facebook

Una piazza piena. Ma di persone stese a terra. Immobili, come cadaveri. «Senza l'ospedale 'Marzio Marini' siamo tutti morti» era la scritta che campeggiava oggi pomeriggio in piazza Garibaldi a Magliano Sabina accanto ai manifestanti. Un flashmob, nato con il passaparola via Facebook e sms, email e manifestini, ha accolto oggi pomeriggio i consiglieri all'ingresso della sala dove era in programma la seduta straordinaria del Consiglio dell'Amministrazione provinciale di Rieti, presieduta da Fabio Melilli (che si è sdraiato a terra, per solidarietà con i manifestanti, assieme all'assessore provinciale Oreste Pastorelli e al sindaco Alfredo Graziani). All'ordine del giorno: le valutazioni sul piano sanitario regionale. Una manovra, varata dal commissario di Governo Renata Polverini, che in pratica chiude l'ospedale di Magliano Sabina.
«Uccidere l'ospedale significa uccidere un'intera comunità», hanno detto i protagonisti della protesta.
L'iniziativa si è materializzata sotto gli occhi di politici, sindaci e rappresentanti delle forze economiche provinciali che convergevano su Magliano, protagonista stamattina di un'altra azione protesta contro i tagli alla sanità proprio sotto le finestre della Regione a Roma. L'idea è partita nei social network: "Facciamo un flashmob", che è creare un momentaneo assembramento, così all'improvviso, per fare qualcosa di condiviso in pubblico. E l'azione è far capire che senza ospedale, in provincia, si muore. Ma su Facebook - dove gli 'amici' maglianesi si sono scatenati da giorni - c'è anche chi rilancia. «Facciamolo lungo la Flaminia». «Andiamo a Roma e stendiamoci in strada». La miccia ormai è accesa: giù le mani dall'ospedale Marzio Marini, l'ospedale di Magliano, della Bassa Sabina e dell'Autostrada del Sole.

Non è la prima volta che Magliano Sabina è protagonista di mobilitazioni clamorose. Fece notizia nel 1991 un movimento di massa che bloccò la costruzione di una discarica provinciale in una zona attraversata da falde acquifere, ebbero clamore nazionale o moti contadini 1904 quando le donne maglianesi gettavano la cenere negli occhi dei cavalli dei soldati per evitare le cariche. Si è usato il proprio corpo anche oggi pomeriggio, purese i i tempi sono cambiati. Allora fu un passaparola di finestra in finestra, da podere a podere. Oggi un continuo tam tam da Generazione X: email, Facebook, locandine taggate, sms, telefonate. Tutti giù per terra a difendere il “Marzio Marini”.



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