lunedì 11 ottobre 2010

La Polverini inizia a convocare i sindaci. Ma a li riceverà dopo aver consegnato il piano

Futuro e libertà: chiamarli dopo la presentazione del piano è una presa in giro. Il Pd chiede il rinvio di due settimane, il Pdl insiste: prima ok dal Governo, poi si tratta

Il sindaco di Monterondo, Mauro Alessandri, che lotta per salvare il suo ospedale, sarà ricevuto da Renata Polverini, giovedì 14 ottobre. A quello di Magliano, Alfredo Graziani che era sceso a Roma in difesa del “Marini” assieme al primo cittadino eretino, non risultava arrivata alcuna convocazione, quanto meno nella mattinata di oggi. E’ però da sabato che gli uffici di segreteria della presidenza della Regione starebbero cercando di contattare i primi cittadini presenti alla protesta dell’8 ottobre. La chiamata potrebbe arrivare da un momento all’altro, ma se così non fosse sarebbe davvero grave. Anche perché nel frattempo, oggi pomeriggio, è stato il presidente della Provincia, Fabio Melilli, a chiedere un incontro a nome del consiglio provinciale e dei sindaci del Reatino coinvolti nei tagli. Il punto è che gli incontri con i sindaci avranno luogo non prima della consegna al Governo del piano di riordino della rete ospedaliera, previsto per mercoledì 13 ottobre, ma nei giorni successivi. A chi chiedeva la ragione di questo calendario, la Polverini ha risposto con un «Beh, il 13 e' dopodomani...».
«Che li si chiami per concertare un incontro in una data successiva al giudizio del Tavolo tecnico, quando dunque ogni rimodulazione sarà impossibile, sa veramente di presa in giro» obietta il finiano Fabio Desideri. Il Partito democratico frattanto ha annunciato che intende chiedere il rinvio di 15 giorni della presentazione. Una dilazione che invece, per il Pdl, è da evitare. E ha lanciato un appello ai tecnici del ministero dell'Economia «affinché si apra il prima possibile il tavolo di verifica del piano di rientro dal momento che da questo esito dipendono le politiche economiche della nostra regione». La Polverini, da parte sua, va ripetendo che può agire solo come commissario ad acta. «Dobbiamo recuperare le competenze - ha sostenuto - lo possiamo fare soltanto se questo piano passa e da lì si apre un'altra stagione. Sblocchiamo i trasferimenti delle risorse, i fondi Fas per la copertura del debito, sblocchiamo il turn over e impediamo l'innalzamento delle addizionali e poi potremo anche lavorare sulle strutture pubbliche».
Il piano per il “Marzio Marini” prevede però la sostanziale chiusura (resteranno 10 posti letto), perfino del pronto soccorso. Una scelta che comporterà da un lato l’assunzione di una gravissima responsabilità da parte della Polverini per chi avrà bisogno di cure d’urgenza, specie viaggiando sull’A1 Roma-Firenze, dall’altro la costrizione per i maglianesi a rivolgersi agli ospedali di Narni e di Terni per curarsi. Un passo che accelera il cammino di quanti sostengono l’opportunità che Magliano Sabina vada in Umbria, visto che ne fruisce i servizi e sarebbe più corretto pagar ad essa le tasse anziché ad un Lazio tutto concentrato su Roma. Infatti, paradossalmente si chiude Magliano per ridistribuire altrove i suoi posti letto. Un’operazione che non determina in realtà nessun risparmio. Ma solo la “punizione” dei Maglianesi.

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